martedì 30 novembre 2010

INTERVENTO SULLA RIFORMA SCOLASTICA



Premetto che vi era la necessità di riformare la scuola, quindi che nessuno è in difesa di quello che era lo Status Quo prima della riforma Gelmini. La necessità era quella di allinearsi alla scuola di qualità europea, invece alla cronica disfunzione del sistema scolastico italiano, si è abbattuto come un ciclone questo indiscriminato taglio di fondi. Alla richiesta di nuove strategie educative, di un arricchimento dell'offerta formativa in particolar modo delle discipline scientifiche, informatiche e dell'insegnamento delle lingue straniere, questo Governo ha risposto depotenziando l'insegnamento delle materie scientifiche, tagliando le ore di laboratorio, eliminando 33 ore di inglese nei licei tradizionali, dando la possibilità a solo 2 indirizzi su 11 degli istituti tecnici dello studio della seconda lingua, riducendo lo studio della seconda lingua anche negli istituti professionali. Una riforma quindi che non fa altro che aumentare il divario tra il sistema scolastico italiano e la scuola di qualità. La scuola è iniziata tra profonde difficoltà. Le numerose manifestazioni dei precari, l'allarme delle famiglie, hanno elevato l'attenzione dell'opinione pubblica e dei mass-media sugli effetti devastanti dei tagli del Governo.


Ci è stato detto più volte che i soldi per la scuola non ci sono. Un miliardo e 838.296 milioni è l'ammontare del debito pubblico a luglio 2010, con un aumento del 4,7 rispetto all'anno precedente. Mentre il Governo Berlusconi si è accanito contro la scuola, l'università e la ricerca, colpendole con tagli indescrivibili, negli altri settori continua a spendere: abbiamo salvato Alitalia, sanato l'evasione fiscale della Mondadori per 175 milioni, etc.. Le risorse ci sono, ma il Governo le spreca.


I dati OCSE sull'istruzione nei 30 Paesi più industrializzati del mondo smentiscono i Ministri Gelmini e Tremonti. La scuola italiana è la più povera: l'Italia investe in istruzione solo il 4,5% del PiL, contro una media del 5,7%. Il Governo italiano investe troppo poco nell'istruzione e questa povertà di risorse incide negativamente sulla qualità dell'offerta scolastica, sui risultati di apprendimento, sul numero dei diplomati e dei laureati. Il primato degli abbandoni scolastici ( 22%), il tasso di disoccupazione giovanile ( 26,8%) tra i più alti d'Europa sono drammi nazionali. Il Ministro Gelmini cancella le sperimentazioni negando sostegno alle innovazioni didattiche necessarie affinché la scuola accompagni tutti i ragazzi ai livelli essenziali delle competenze per essere cittadini consapevoli e per il proprio lavoro. Attraverso questo disinvestimento sulla scuola e sull'Università il Governo nega all'Italia una prospettiva di sviluppo strutt urale basata sulla qualità delle risorse umane e professionali, al contrario delle indicazioni europee e delle scelte dei Paesi più avanzati del mondo. Il Governo risparmia sulla pelle degli insegnanti precari, sulla pelle degli studenti costretti a vivere e studiare in classi sovraffollate oltre ogni limite di decenza e sicurezza. Una riforma che avrebbe dovuto essere storica di storico ha soltanto il fallimento. Alle 3 famose “ I” del programma di Berlusconi (Inglese, Internet, Impresa) si è sostituita la sola I di Ignoranza. Con i tagli alla scuola il Governo Berlusconi uccide il futuro del Paese, il Governo toglie 8 miliardi di euro alla scuola in 3 anni, lascia a casa 132mila insegnanti e dipendenti della scuola pubblica. In piena crisi economica invece di sostenere il lavoro il Governo compie il più grande licenziamento di massa della storia italiana.


Le conseguenze immediate:


· classi sovraffollate


· migliaia di bambini e bambine senza scuola dell'infanzia;


· studenti con disabilità senza sostegno;


· tempio pieno eliminato;


· meno ore di lezione per ogni ordine di scuola: dalla primaria al termine della scuola dell'obbligo i ragazzi avranno frequentato l'equivalente di 2 anni di scuola in meno;


· meno laboratori e insegnanti tecnico-pratici.




Per tornare a crescere l'Europa chiede all'Italia di raggiungere 2 obiettivi entro il 2020: dimezzare il tasso di dispersione scolastica e triplicare il numero di laureati. Per questo l'Italia ha bisogno di una scuola che non lasci indietro nessuno. Noi come PD guardiamo al futuro. Per questo crediamo nella scuola. Nella scuola che include, che elimina i disagi trasformandoli in forza, le diseguaglianze salvando le differenze, rimuove gli ostacoli per trasformarli in vantaggi e risorse. In Italia per realizzare la scuola che non lasci indietro nessuno occorrono tempi di insegnamento adeguati, compresenze,.. tutti elementi tagliati dalla Gelmini.


L'investimento sulla scuola dovrebbe essere la risposta alla crisi economica, perché investire sulla scuola significa sviluppare il potenziale di crescita a lungo termini del Paese a rispondere ai cambiamenti tecnologici e demografici che stanno rimodellando il mercato del lavoro.


Gli ultimi avvenimenti mi spaventano prima come studentessa che come Consigliere:


tutte le Università sono nel caos, saltano lezioni, esami, etc.. perché il decreto ministreriale taglia drasticamente i fondi alla ricerca.


E anche a Sassuolo la situazione non è certo tranquilla: abbiamo visto le classi sovraffollate al Baggi, classi al liceo Formiggini spezzettate in altre sezioni, sono solo gli esempi delle conseguenze della riforma.


So che dai banchi dell'opposizione noi non possiamo fare molto, ma come Partito e come voce dei cittadini, continueremo a denunciare l'operato di questo Governo, appoggiato da questa Giunta.


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